mercoledì 11 settembre 2013

«Suo» e «proprio» (Fausto Raso)

Alcuni insegnanti, non sappiamo in base a quali “leggi linguistiche”, condannano l’uso dell’aggettivo proprio unito a un altro aggettivo possessivo. E dove sta scritto? Si può benissimo dire mio proprio, suo proprio ecc. con valore intensivo.

Sottacciono, invece, la “legge” secondo la quale è preferibile adoperare l’aggettivo proprio in luogo degli altri possessivi (mio, tuo ecc.) per non creare ambiguità; in questo caso con proprio si indica il “possesso” del soggetto stesso. Un esempio chiarirà meglio il concetto: Giovanni fece riparare la sua automobile (nel contesto di un discorso si potrebbe pensare anche all’automobile di un’altra persona). Se, invece, diciamo: Giovanni fece riparare la propria automobile evitiamo possibili equivoci in quanto è chiaro che si tratta dell’auto di Giovanni, cioè del soggetto.

Un altro esempio (PANITALIANO): Marco ha chiesto a Laura la sua (di chi? di Marco o di Laura?) macchina. Qui, per essere chiari, è necessario usare proprio, se ci si riferisce al soggetto, oppure trasformare la struttura della frase, se il possessore è un altro: Marco ha chiesto a Laura la propria (di Marco - soggetto) macchina. | Marco ha chiesto a Laura la macchina di lei (di Laura).

L’uso di proprio, inoltre, è obbligatorio nelle costruzioni impersonali: è necessario difendere le proprie idee; è bene conoscere le proprie responsabilità; è preferibile, altresì, quando il soggetto è indefinito: tutti possono esprimere il proprio pensiero; ciascuno è artefice del proprio destino.


Dal blog di Fausto Raso


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