domenica 26 giugno 2016

Italo Svevo, «L'ultima sigaretta»

Dal capitolo 3, intitolato «Il fumo», del romanzo di Italo Svevo «La coscienza di Zeno», pubblicato nel 1923 a Bologna.


La lettura comincia al minuto 07:59


Quella malattia mi procurò il secondo dei miei disturbi: lo sforzo di liberarmi dal primo. Le mie giornate finirono coll’essere piene di sigarette e di propositi di non fumare più e, per dire subito tutto, di tempo in tempo sono ancora tali. La ridda delle ultime sigarette, formatasi a vent’anni, si muove tuttavia. Meno violento è il proposito e la mia debolezza trova nel mio vecchio animo maggior indulgenza. Da vecchi si sorride della vita e di ogni suo contenuto. Posso anzi dire, che da qualche tempo io fumo molte sigarette.... che non sono le ultime.

Sul frontispizio di un vocabolario trovo questa mia registrazione fatta con bella scrittura e qualche ornato: «Oggi, 2 Febbraio 1886, passo dagli studi di legge a quelli di chimica. Ultima sigaretta!!».

Era un’ultima sigaretta molto importante. Ricordo tutte le speranze che l’accompagnarono. M’ero arrabbiato col diritto canonico che mi pareva tanto lontano dalla vita e correvo alla scienza ch’è la vita stessa benchè ridotta in un matraccio. Quell’ultima sigaretta significava proprio il desiderio di attività (anche manuale) e di sereno pensiero sobrio e sodo.

Per sfuggire alla catena delle combinazioni del carbonio cui non credevo ritornai alla legge. Pur troppo! Fu un errore e fu anch’esso registrato da un’ultima sigaretta di cui trovo la data registrata su di un libro. Fu importante anche questa e mi rassegnavo di ritornare a quelle complicazioni del mio, del tuo e del suo coi migliori propositi, sciogliendo finalmente le catene del carbonio.

M’ero dimostrato poco idoneo alla chimica anche per la mia deficienza di abilità manuale. Come avrei potuto averla quando continuavo a fumare come un turco?

Adesso che son qui, ad analizzarmi, sono colto da un dubbio: che io forse abbia amato tanto la sigaretta per poter riversare su di essa la colpa della mia incapacità? Chissà se cessando di fumare io sarei divenuto l’uomo ideale e forte che m’aspettavo? Forse fu tale dubbio che mi legò al mio vizio perchè è un modo comodo di vivere quello di credersi grande di una grandezza latente. Io avanzo tale ipotesi per spiegare la mia debolezza giovanile, ma senza una decisa convinzione.

Adesso che sono vecchio e che nessuno esige qualche cosa da me, passo tuttavia da sigaretta a proposito, e da proposito a sigaretta. Che significano oggi quei propositi Come quell'igienista vecchio, descritto dal Goldoni vorrei morire sano dopo di esser vissuto malato tutta la vita?

Una volta, allorchè da studente cambiai di alloggio, dovetti far tappezzare a mie spese le pareti della stanza perchè le avevo coperte di date. Probabilmente lasciai quella stanza proprio perchè essa era divenuta il cimitero dei miei buoni propositi e non credevo più possibile di formarne in quel luogo degli altri.

Penso che la sigaretta abbia un gusto più intenso quand’è l’ultima. Anche le altre hanno un loro gusto speciale, ma meno intenso. L’ultima acquista il suo sapore dal sentimento della vittoria su sè stesso e la speranza di un prossimo futuro di forza e di salute. Le altre hanno la loro importanza perchè accendendole si protesta la propria libertà e il futuro di forza e di salute permane, ma va un po’ più lontano.

Le date sulle pareti della mia stanza erano impresse coi colori più varii ed anche ad olio. Il proponimento, rifatto con la fede più ingenua, trovava adeguata espressione nella forza del colore che doveva far impallidire quello dedicato al proponimento anteriore.

Certe date erano da me preferite per la concordanza delle cifre. Del secolo passato ricordo una data che mi parve dovesse sigillare per sempre la bara in cui volevo mettere il mio vizio: «Nono giorno del nono mese del 1899». Significativa nevvero? Il secolo nuovo m’apportò delle date ben altrimenti musicali: «Primo giorno del primo mese del 1901». Ancora oggi mi pare che se quella data potesse ripetersi, io saprei iniziare una nuova vita.

Ma nel calendario non mancano le date e con un po’ d’immaginazione ognuna di esse potrebbe adattarsi ad un buon proponimento. Ricordo, perchè mi parve contenesse un imperativo supremamente categorico, la seguente: «Terzo giorno del sesto mese del 1912 ore 24». Suona come se ogni cifra raddoppiasse la posta.

L’anno 1913 mi diede un momento d’esitazione. Mancava il tredicesimo mese per accordarlo con l’anno. Ma non si creda che occorrano tanti accordi in una data per dare rilievo ad un’ultima sigaretta. Molte date che trovo notate su libri o quadri preferiti, spiccano per la loro deformità. Per esempio il terzo giorno del secondo mese del 1905 ore sei! Ha un suo ritmo quando ci si pensa, perchè ogni singola cifra nega la precedente. Molti avvenimenti, anzi tutti, dalla morte di Pio IX alla nascita di mio figlio, mi parvero degni di essere festeggiati dal solito ferreo proposito. Tutti in famiglia si stupiscono della mia memoria per gli anniversarii lieti e tristi nostri e mi credono tanto buono!

Per diminuire l’apparenza balorda tentai di dare un contenuto filosofico alla malattia dell’ultima sigaretta. Si dice con un bellissimo atteggiamento: «mai più» Ma dove va l’atteggiamento se si tiene la promessa? L’atteggiamento non è possibile di averlo che quando si deve rinnovare il proposito. Eppoi il tempo, per me, non è quella cosa impensabile che non s’arresta mai. Da me, solo da me, ritorna.

sabato 25 giugno 2016

Antonio Tabucchi, «Sostiene Pereira», cap. XXIV

Il capitolo XXIV del romanzo di Antonio Tabucchi, «Sostiene Pereira», del 1994.


Sostiene Pereira che erano tre uomini vestiti con abiti civili e che erano armati di pistole. Il primo che entrò era un magrolino basso con dei baffetti e un pizzo castano. Polizia politica, disse  il  magrolino  basso  con  l'aria di quello che comandava, dobbiamo perquisire l'appartamento, cerchiamo una persona. Mi faccia vedere il suo tesserino di riconoscimento, si oppose Pereira. Il magrolino basso si rivolse ai suoi due compagni, due tangheri vestiti di scuro, e disse: ehi, ragazzi, avete sentito, che ve ne pare? Uno dei due puntò la pistola contro la bocca di Pereira e sussurrò: ti basta questa come riconoscimento, grassone? Via ragazzi, disse il magrolino basso, non mi trattate così il dottor Pereira, lui è un bravo giornalista, scrive su un giornale di tutto rispetto, magari un po' troppo cattolico, non lo nego, ma allineato sulle buone posizioni. E poi continuò: senta dottor Pereira, non ci faccia perdere tempo, non siamo venuti per fare quattro chiacchiere, e perdere tempo non è il nostro forte, e poi sappiamo che lei non c'entra, lei è una brava persona, semplicemente non ha capito con chi aveva a che fare, lei ha dato fiducia a un tipo sospetto, ma io non voglio metterla nei guai, ci lasci solo fare il nostro lavoro. Io dirigo la pagina culturale del Lisboa, disse Pereira, voglio parlare con qualcuno, voglio telefonare al mio direttore, lui lo sa che siete a casa mia? Via, dottor Pereira, rispose il magrolino basso con voce melliflua, le pare che se facciamo un'azione di polizia avvisiamo prima il suo direttore, ma che discorsi fa? Ma voi non siete la polizia,  si  ostinò  Pereira,  non  vi siete  qualificati,  siete  in  borghese, non avete nessun permesso per entrare in casa mia. Il magrolino basso si rivolse di nuovo ai due tangheri con un sorrisetto e disse: il padrone di casa è ostinato, ragazzi, chissà cosa bisogna fare per convincerlo.  L'uomo che  teneva  la pistola  puntata  contro Pereira gli  dette  un poderoso manrovescio e Pereira barcollò. Dai, Fonseca, non fare così, disse il magrolino basso, non devi maltrattare il dottor Pereira, altrimenti me lo spaventi troppo, lui è un uomo fragile, nonostante la mole, si interessa di cultura, è un intellettuale, il dottor Pereira deve essere convinto con le buone, altrimenti si piscia sotto. Il tanghero che si chiamava Fonseca mollò un  altro manrovescio  a Pereira  e  Pereira  barcollò di nuovo, sostiene. Fonseca,  disse sorridendo il magrolino basso, tu sei troppo manesco, io devo tenerti a bada altrimenti mi rovini il lavoro. Poi si rivolse a Pereira e gli disse: dottor Pereira, come le ho detto non ce l'abbiamo con lei, siamo solo venuti a dare una piccola lezione a un giovanotto che sta in casa sua, una persona che ha bisogno di una piccola lezione perché non conosce quali sono i valori della patria, li ha smarriti, poveretto, e noi siamo venuti per farglieli ritrovare. Pereira si strofinò la guancia e mormorò: qui non c'è nessuno. Il magrolino basso si dette un'occhiata intorno e disse: senta, dottor Pereira, ci faciliti il compito, al giovanotto ospite suo noi dobbiamo solo chiedere delle cose, gli faremo solo un piccolo interrogatorio e faremo in modo che recuperi i valori patriottici, non vogliamo fare di più, siamo venuti per questo. E allora mi faccia telefonare alla polizia, insistette Pereira, che vengano loro e che lo portino in questura, è lì che si fanno gli interrogatori, non in un appartamento. Via, dottor Pereira, disse il magrolino basso con il suo sorrisetto, lei non è affatto comprensivo, il suo appartamento è l'ideale per un interrogatorio privato come il nostro, la sua portiera non c'è; i suoi vicini sono andati a Oporto, la serata è tranquilla e questo palazzo è una delizia, è più discreto di un ufficio di polizia.
Poi fece un cenno al tanghero che aveva chiamato Fonseca e costui spinse Pereira fino in sala  da  pranzo.  Gli  uomini  guardarono intorno  ma  non  videro  nessuno,  solo  la tavola apparecchiata con i resti del cibo. Una cenetta intima, dottor Pereira, disse il magrolino basso, vedo che avete fatto una cenetta intima con le candele e tutto, ma che romantico. Pereira non rispose. Senta, dottor Pereira, disse il magrolino basso con l'aria melliflua, lei è vedovo e donne non ne frequenta, come vede so tutto di lei, non è che le piacciono i ragazzi giovani, per caso? Pereira si passò di nuovo la mano sulla guancia e disse: lei è una persona infame, e tutto questo è infame. Via, dottor Pereira, continuò il magrolino basso, ma l'uomo è uomo, lo sa bene anche lei, e se un uomo trova un bei giovanotto biondo con un bel culetto la cosa è comprensibile. E poi, con tono duro e deciso, riprese: dobbiamo metterle a soqquadro la casa o preferisce venire a patti? È di là, rispose Pereira, nello studio o in camera da letto. Il magrolino basso dette degli ordini ai due tangheri. Fonseca, disse, non avere la mano troppo pesante, non voglio problemi, ci basta dargli una lezioncina e sapere quello che vogliamo sapere, e tu, Lima, comportati bene, so che hai portato il manganello e che lo tieni sotto la camicia, ma ricordati che sulla testa non voglio colpi, semmai sulle spalle e sui polmoni, che fanno più  male  e  non  lasciano  tracce.  D'accordo comandante, risposero i due tangheri. Entrarono nello studio e richiusero la porta dietro di loro. Bene, disse il magrolino basso, bene, dottor Pereira, facciamo due chiacchiere mentre i due assistenti fanno il loro lavoro. Io voglio telefonare alla polizia, ripetè Pereira. La polizia, sorrise il magrolino basso, ma la polizia sono io, dottor Pereira, o per lo meno ne sto facendo le veci, perché anche la nostra polizia la notte dorme, sa, la nostra è una polizia che ci protegge tutto il santo giorno, ma la sera va a dormire perché è esausta, con tutti i malfattori che ci sono in giro, con tutte le persone come il suo ospite che hanno perso il senso della patria, ma mi dica, dottor Pereira, perché si è messo in questo pasticcio? Non mi sono messo in nessun pasticcio, rispose Pereira, ho solo assunto un praticante per il Lisboa. Certo, dottor Pereira, certo, disse il magrolino basso, ma lei però doveva prendere prima informazioni, doveva consultare la polizia o il suo direttore, dare le generalità del suo presunto praticante, permette che prenda una ciliegia sotto spirito?
Pereira sostiene che a quel punto si alzò dalla seggiola. Si era messo a sedere perché sentiva il cuore in gola, ma a quel punto si alzò e disse: ho sentito delle grida, voglio andare a vedere cosa succede in camera mia. Il magrolino basso gli puntò la pistola. Al suo posto non lo farei, dottor Pereira, disse, i miei uomini stanno facendo un lavoro delicato e per lei sarebbe sgradevole assistere, lei è un uomo sensibile, dottor Pereira, è un intellettuale, e poi soffre  di  cuore,  certi spettacoli  non  le  fanno  bene.  Voglio telefonare  al  mio  direttore, insistette Pereira, mi lasci telefonare al mio direttore. Il magrolino basso fece un sorriso ironico. Il suo direttore adesso sta dormendo, replicò, magari sta dormendo abbracciato a una bella donna, sa, il suo direttore è un uomo vero, dottor Pereira, un uomo con i coglioni, non è come lei che cerca i culetti dei giovanotti biondi. Pereira si sporse in avanti e gli dette uno schiaffo. Il magrolino basso, di scatto, lo colpì con la pistola e Pereira cominciò a sanguinare dalla bocca. Questo non doveva farlo, dottor Pereira, disse l'uomo, mi hanno detto di aver rispetto per lei, ma tutto ha un limite, se lei è un imbecille che riceve sovversivi in casa non è colpa mia, io potrei piantarle una pallottola in gola e lo farei anche volentieri, non lo faccio solo perché mi hanno detto di usarle rispetto, ma non abusi, dottor Pereira, non abusi, perché potrei perdere la pazienza.
Pereira sostiene che a quel punto udì un altro grido soffocato e che si lanciò contro la porta dello studio. Ma il magrolino basso lo fronteggiò e gli dette una spinta. La spinta fu più forte della mole di Pereira, e Pereira indietreggiò. Senta, dottor Pereira, disse il magrolino basso, non mi costringa a usare la pistola, avrei una bella voglia di ficcarle una pallotto la in gola o magari nel cuore, che è il suo punto debole, ma non lo faccio perché qui non vogliamo morti, siamo venuti solo per dare una lezione di patriottismo, e anche a lei un po' di patriottismo farebbe bene, visto che sul suo giornale non pubblica altro che scrittori francesi. Pereira si mise di nuovo a sedere, sostiene, e disse: gli scrittori francesi sono gli unici che hanno del coraggio in un momento come questo. Lasci che le dica che gli scrittori francesi sono delle merde, disse il magrolino basso, andrebbero tutti messi al muro e dopo morti pisciarci sopra. Lei è una persona volgare, disse Pereira. Volgare ma patriottica, rispose l'uomo, non sono come lei, dottor Pereira, che cerca complicità negli scrittori francesi.
In quel momento i due tangheri aprirono la porta. Sembravano nervosi e avevano un'aria affannata. Il giovanotto non voleva parlare, dissero, gli abbiamo dato una lezione, abbiamo usato le maniere forti, forse è meglio filarcela. Avete fatto dei disastri?, chiese il magrolino basso. Non lo so, rispose quello che si chiamava Fonseca, credo che sia meglio andar via. E si precipitò alla porta seguito dal suo compagno. Senta, dottor Pereira, disse il magrolino basso, lei non ci ha mai visti in casa sua, non faccia il furbo, lasci perdere le sue amicizie, tenga presente che questa è stata una visita di cortesia, perché la prossima volta potremmo venire per lei. Pereira chiuse la porta a chiave e li sentì discendere le scale, sostiene. Poi si precipitò in camera da letto e trovò Monteiro Rossi riverso sul tappeto. Pereira gli dette uno schiaffetto e disse: Monteiro Rossi, si faccia forza, è passato tutto. Ma Monteiro Rossi non dette alcun segno di vita. Allora Pereira andò in bagno, inzuppò un asciugamano e glielo passò sul volto. Monteiro Rossi, ripetè, è tutto finito, sono andati via, si svegli. Solo in quel momento si accorse che l'asciugamano era tutto bagnato di sangue e vide che i capelli di Monteiro Rossi erano pieni di sangue. Monteiro Rossi aveva gli occhi spalancati e guardava il soffitto. Pereira gli dette un altro schiaffetto, ma Monteiro Rossi non si mosse. Allora Pereira gli prese il polso, ma nelle vene di Monteiro Rossi la vita non scorreva più. Gli chiuse quegli occhi chiari spalancati e gli coprì il volto con l'asciugamano. Poi gli distese le gambe, per non lasciarlo così rattrappito, gli distese le gambe come devono essere distese le gambe di un morto. E pensò che doveva fare presto, molto presto, ormai non c'era più tanto tempo, sostiene Pereira.


martedì 7 giugno 2016

Ιταλική Ιστορία και Πολιτισμός 2 (66ΙΤΑ009)

Τα κυριότερα ζητήματα της Ιστορίας και του Πολιτισμού της Ιταλίας, από τις αρχές του 16ου αιώνα μέχρι και την ίδρυση του Ιταλικού Κράτους (1861), σε βιντεομαθήματα σχολικού επιπέδου από την ιταλική εγκυκλοπαιδεία Treccani (βλ. εδώ κι εδώ) και το εκπαιδευτικό πρόγραμμα BIGnomi της δημόσιας ιταλικής τηλεόρασης Rai (βλ. εδώ κι εδώ).

Οι ξενικές κυριαρχίες στην Ιταλία κατά τη διάρκεια του 16ου αιώνα (Γάλλοι και Ισπανοί αντίπαλοι σε πόλεμο, ο Κάρολος Ε΄ και η πολιορκία της Ρώμης το 1527). Το έργο «La Storia d'Italia» του Francesco_Guicciardini.

Μεταρρύθμιση-Αντιμεταρρύθμιση (αίτια κρίσης της Εκκλησίας, Λούθηρος, Καλβίνος, Ιταλοί οπαδοί της Μεταρρύθμισης, Σύνοδος του Τρέντο: μέτρα καταστολής των δογματικών παρεκκλίσεων & αίρεση και καταστολή στον δυτικό Μεσαίωνα, συνέπειες για την κοινωνική ζωή και την πολιτιστική ανάπτυξη στην ιταλική χερσόνησο). Gli intellettuali e la diffusione della cultura nell'epoca della Controriforma: parte 1 & parte 2; Paolo Sarpi.

Η Ισπανία του Φιλίππου Β΄. Η Ισπανική κυριαρχία στην Ιταλία (διοικητική οργάνωση, κοινωνική, οικονομική και πολιτιστική κατάσταση). La rivolta di Masanielo.

Η επιστημονική επανάσταση στην Ευρώπη: επιστήμες και πολιτισμός στην Ιταλία, 16ος-18ος αι. («Νέα Φιλοσοφία» και «Νέα Επιστήμη», ηλιοκεντρισμός-εμπειρική μέθοδος, Μπρούνο, Καμπανέλλα, Γαλιλαίος, οι αντιδράσεις της Εκκλησίας, κουλτούρα και εκπαίδευση: πανεπιστήμια και Ακαδημίες, ιατρική, μαθηματικά, νέες πολιτικές θεωρίες).

Η διαμόρφωση στοιχείων εθνικής ταυτότητας (γεωγραφικό και φυλετικό περιεχόμενο των όρων Ιταλία και Ιταλός, γλώσσα, λογοτεχνία και τέχνη, η εικόνα των Ιταλών στο εξωτερικό). Le riforme in Spagna e in Italia.

Διαφωτισμός και Μεταρρυθμίσεις (το κοινωνικό και οικονομικό υπόβαθρο, νέες πολιτικές, κοινωνικές και οικονομικές θεωρίες, o Διαφωτισμός στην Ιταλία: Βέρρι, Μπεκκαρία, Φιλαντζέρι, Τζενοβέζι κ.ά., μεταρρυθμίσεις και φωτισμένη απολυταρχία [Federico II]: Λομβαρδία, Βασίλειο της Νάπολης, Δουκάτο  της Τοσκάνης, Πιεμόντε κτλ.), L'Encyclopédie.

Γαλλική Επανάσταση, Ναπολέων Βοναπάρτης και Ναπολεόντειοι Πόλεμοι στην Ιταλία (η Γαλλική Επανάσταση, προϋποθέσεις και επιτεύγματα της Γαλλικής Επανάστασης, η γαλλική κατάκτηση της Ιταλίας: διοικητική διαίρεση, εσωτερική αναδιοργάνωση, επιδράσεις της γαλλικής κυριαρχίας). Gli intellettuali e la diffusione della cultura tra Sette e Ottocento.

Παλινόρθωση (1815-1830). Τα πρώτα κινήματα του αγώνα για την ιταλική ενοποίηση, 1820-21 και 1831 (το συνέδριο της Βιέννης (1814-1815) και οι μεταβολές στον πολιτικό χάρτη της Ευρώπης: η Ιταλία, οι Καρμπονάροι και τα κινήματα του 1820-21, οι φιλελεύθερες επαναστάσεις του 1831).

Ματσίνι και Τζομπέρτι, Οι μεταρρυθμίσεις του 1846-47 και οι επαναστάσεις του 1848-49 (τα ιδεολογικά ερείσματα του αγώνα για την ιταλική ανεξαρτησία: Ματσίνι και Τζόβινε Ιτάλια, Τζομπέρτι κ.ά.).Το Risorgimento. Η δεκαετία της προετοιμασίας 1849-1859, ΚαβούρΟι πόλεμοι της ανεξαρτησίας και η ιταλική ενοποίηση [η ανάπτυξη του ιταλικού φιλελευθερισμού και η παραχώρηση συνταγμάτων, επαναστάσεις στην Λομβαρδία και το Βένετο, ο πρώτος πόλεμος για την ανεξαρτησία της Ιταλίας (1848-1849), Βιττόριο Εμανουέλε Β΄ και κόμης του Καβούρ: εσωτερική και εξωτερική πολιτική των Σαβόια, ο δεύτερος πόλεμος για την ιταλική ανεξαρτησία (1859), ο Γκαριμπάλντι, "ήρωας των δύο κόσμων", και η εκστρατεία των Χιλίων (1860), η ενοποίηση και η ανακήρυξη του Ιταλικού Κράτους (1861)]. Ο τρίτος πόλεμος για την ιταλική ανεξαρτησία (1866). Η questione meridionale (1861-1866), η questione romana και η κατάληψη της Ρώμης (1870).

domenica 5 giugno 2016

Il gemito dei poveri / Ὁ στεναγμὸς τῶν πενήτων

Dal prologo del nuovo libro di Stavros Zoumboulakis [in greco], dedicato alla figura e all'opera di Alèxandros Papadiamantis.


Il mondo dei poveri è il mondo [di Papadiamantis]. I poveri e gli sventurati, i deboli e fragili uomini. Egli sa dare ascolto al loro gemito. Codesto gemito nei suoi racconti non rimane inconsolato.

Ὁ κόσμος τῶν πενήτων εἶναι ὁ κόσμος [τοῦ Παπαδιαμάντη]. Οἱ φτωχοὶ καὶ κατατρεγμένοι, οἱ ἀδύναμοι καὶ εὐάλωτοι ἄνθρωποι. Ξέρει νὰ ἀκούει τὸν στεναγμό τους. Ὁ στεναγμὸς αὐτὸς στὰ διηγήματά του δὲν μένει ἀπαρηγόρητος.