domenica 12 aprile 2015

Domenica di Pasqua


Nella Santa e Grande Domenica di Pasqua, festeggiamo la medesima vivificante Risurrezione del Signore, Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo. 

Piero della Francesca
Resurezzione (1450-1463)

Τῇ ἁγίᾳ καὶ μεγάλῃ Κυριακῇ τοῦ Πάσχα, αὐτὴν τὴν ζωηφόρον Ἀνάστασιν ἑορτάζομεν τοῦ Κυρίου, καὶ Θεοῦ καὶ Σωτῆρος ἡμῶν Ἰησοῦ Χριστοῦ.

 

sabato 11 aprile 2015

Sabato Santo


Nel Santo e Grande Sabato, festeggiamo la Sepoltura del corpo divino e la Discesa all’Ade del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, per le quali la nostra stirpe è stata richiamata dalla corruzione e trasferita alla vita eterna. 



 Andrea Mantegna
Cristo morto (1475-78)

Τῷ γίῳ καὶ Μεγάλῳ Σαββάτῳ, τὴν θεόσωμον Ταφήν, καὶ τὴν εἰς ᾍδου Κάθοδον τοῦ Κυρίου καὶ Σωτῆρος ἡμῶν Ἰησοῦ Χριστοῦ ἑορτάζομεν δι’ ὧν τῆς φθορᾶς τὸ ἡμέτερον γένος ἀνακληθέν, πρὸς αἰωνίαν ζωὴν μεταβέβηκε.

venerdì 10 aprile 2015

Venerdì Santo


Nel Santo e Grande Venerdì, celebriamo i santi e tremendi e salvifici patimenti del Signore, Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo; ricordiamo gli sputi, gli schiaffi, le percosse, gli oltraggi, gli scherni, la tunica di porpora, la canna, la spugna, l’aceto, i chiodi, la lancia, e, soprattutto, la croce e la morte, tutto quanto che per noi volontariamente accettò; e ancora la salvifica confessione sulla croce del buon ladrone, crocifisso col Signore. 

Piero della Francesca
Urbino (1444-1470)

Τῇ γίᾳ καὶ Μεγάλῃ Παρασκευῇ, τὰ ἅγια καὶ σωτήρια καὶ φρικτὰ Πάθη τοῦ Κυρίου καὶ Θεοῦ καὶ Σωτῆρος ἡμῶν Ἰησοῦ Χριστοῦ ἐπιτελοῦμεν, τοὺς ἐμπτυσμούς, τὰ ῥαπίσματα, τὰ κολαφίσματα, τὰς ὕβρεις, τοὺς γέλωτας, τὴν πορφυρᾶν χλαίναν, τὸν κάλαμον, τὸν σπόγγον, τὸ ὄξος, τοὺς ἥλους, τὴν λόγχην, καὶ πρὸ πάντων, τὸν σταυρόν, καὶ τὸν θάνατον, ἃ δι’ ἡμᾶς ἑκὼν κατεδέξατο, ἔτι δὲ καὶ τὴν τοῦ εὐγνώμονος Λῃστοῦ, τοῦ συσταυρωθέντος αὐτῷ, σωτήριον ἐν τῷ Σταυρῷ ὁμολογίαν.

 Piero della Francesca
La Crocifissione (1454-1469)

giovedì 9 aprile 2015

Ecce Homo

Un video e un commento di un anno fa ma sempre attuale

È nudo nella neve, meno dieci gradi sotto zero. Ha la schiena segnata da manganellate, le gambe e i glutei pieni di graffi e lividi. Collo ferito, occhi gonfi. Ai piedi sembra avere solo dei calzini. Sta per salire su un blindato ma lo fermano. Ha lo sguardo rassegnato, lo sguardo di chi è terrorizzato: sa che mostrare paura significherebbe aizzare la bestia, farle sentire il sangue.

Così si avvicina mansueto a chi lo chiama. Lo fotografano con uno smartphone poliziotti dal volto coperto, imbacuccati nelle mimetiche. In alto c’è gente che guarda la scena dalla collina innevata. Poi gli danno un raschietto, di quelli usati per togliere il ghiaccio dai vetri dei blindati. Una paletta come fosse uno scettro: ecco il re nudo e malmenato della protesta ucraina. Lo denigrano.

Dopo essersi fatto fotografare con lui, un poliziotto gli stringe il collo e gli dà due colpi in testa. C’è un altro poliziotto col berretto a righe, sa che un suo collega sta riprendendo tutto perché ha già lanciato un’occhiata al telefono, sembra il più imbarazzato, ma non fa nulla. Il poliziotto mascherato lascia finalmente andare l’uomo nudo, ma mentre questi sta salendo sul blindato gli sferra un calcio: forse vuole colpire i testicoli ma arriva alla coscia. Il poliziotto con il cappello a righe sembra dirgli che ha esagerato, sembra infastidito da questo ennesimo abuso. Ma altro non fa che un cenno quasi invisibile di disappunto e appena muove un braccio per allontanarlo.

 Cigoli (1607)

I legionari romani con i prigionieri giocavano al basileos, ossia al gioco del re. Prendevano il prigioniero, gli facevano indossare una corona di spine e gli davano un bastone di legno come scettro. Il re ridicolo. Così fecero anche con Cristo. Questo ragazzo umiliato, nudo, con una paletta come scettro, fotografato come trofeo, mi ha rimandato all’immagine di un uomo-cristo umiliato, offeso. 

Ecce Homo (2014)

Questo video è entrato nelle nostre case riscaldate. Questo video deve spingerci ad approfondire le ragioni della protesta ucraina. Non giriamo lo sguardo e non cadiamo in semplificazioni. Tutto è complesso, sta a noi cercare di comprendere.

Giovedì Santo

Una canzone di Alkìnoos Ioannidis (versi di Nikos Gatsos e musica di Christos Tsiamoulis).




Αυτός που κρέμασε τον ήλιο
στο μεσοδόκι τ’ ουρανού
κρεμάται σήμερα σε ξύλο
ίλεως, Κύριε, γενού
και στ’ ασπαλάθια της ερήμου
μια μάνα φώναξε "παιδί μου!"
Με τ’ Απριλιού τ’ αρχαία μάγια
με των δαιμόνων το φιλί
μπήκε στο σπίτι κουκουβάγια
μπήκε κοράκι στην αυλή
κι όλα τ’ αγρίμια στο λαγκάδι
πήραν το δρόμο για τον Άδη
Θα ξανασπείρει καλοκαίρια
στην άγρια παγωνιά του νου
Αυτός που κάρφωσε τ’ αστέρια
στην άγια σκέπη τ’ ουρανού
κι εγώ κι εσύ κι εμείς κι οι άλλοι
θα γεννηθούμε τότε πάλι

Colui che appese il sole
sulla trave del cielo
al legno è appeso ora
 - abbi, Signore, pietà -
e tra gli aspalati del deserto
una madre gridò “figlio mio!”
Con le antiche magie d’Aprile,
con il bacio dei demoni,
entrò in casa una civetta,
entrò un corvo nel cortile
e tutte le belve nella valle
presero la strada dell’Ade.
Tornerà a seminare estati,
nel gelo brutale della mente,
colui che inchiodò le stelle
sul sacro tetto del cielo
ed io e tu e noi e gli altri
torneremo allora a nascere.


Cf. anche la traduzione di Gian Piero Testa (usata come base per quella presente).